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martedì 9 novembre 2010

Vicenza e l'alluvione

martedì 9 novembre 2010


Vicenza e l’alluvione.

Dopo aver letto Ilvo Diamanti (luoghi comuni e la sottesa accusa è colpa della base americana), Ferdinando Bandini (la colpa è della campagna che si ribella alla città), il giudice (dovrei indagare tutti i veneti) mi sembra di poter fare delle considerazioni.



Il Veneto fin al 1796-97 privilegiava la fluvialità e la navigabilità anche se sempre più ipocritamente fino alla caduta causata proprio per questa metamorfosi in atto e progredita fino ad oggi e che continua. Certo il nostro ragionamento è quello di umani che campano 70 – 80 anni non è quello dell’infinito-creato per caso o per necessità a cui queste inezie non non interessano.



Ma vediamo con l’aiuto di Moro e G.B. Calderari cos’era Vicenza nel 1844 e come è avvenuta la ritirata della fluvialità dal quartiere Barche dove c’erano le barche e il porto, all’Isola ora Matteotti o Via ai viali Ceccarini Gallieno Galileo attorno al quartiere San Pietro, già fuori le prime mura urbiche. Na olta i padri disea:” Bisogna costruir su l’alto , e io non capivo né cos’era, né dove era. Dopo ho scoperto che tutta la civiltà in Veneto era stata coperta per millenni da palafitte per necessità – caso volontà del creatore , al contrario del resto della penisola, una ragione ci sarà pure stata. Ma i Francesi Napoleonici non si tirarono indietro a far consorzi di “modifica” per guadagnare campi. Impararono presto e bene la lezione dei Romani in veneto con le centurie. Dopo il 1814 anche gli Asburgo non si tirarono indietro con un enorme cimitero quello maggiore molto periferico, così i veneti onorerano meno i loro morti e si ricorderanno meno chi sono. Ma portarono il progresso della Ferrovia e formarono a Sud una di Vicenza la prima enorme diga da Est a Ovest. La ferrovia pratica un taglio profondo nella città. Succesivamente per dare spazio attorno alla Chiesa di San Pietro ci pensano i Savoia a murare i fiumi allontanado le lavandare immortalate “col cul par aria” dagli Alinari, non solo inventano due fiumi paralleli che non c’erano mai stati in città, il Bacchiglione e il Retrone. Via l’ansa di prà de nane con una sforbiciata urbanista. Ne fanno gli italiani in Veneto ne fanno, le Piarde Fanton e i Burci, vanno a finire nei toponimi ma li arrivano scuole che occupano tutta l’area “esondativa”, “in doe l’acoa va su e se sfogava”. Ma se qualcuno fa attenzione si fa venire in mente in fretta che Vicenza è un’isola circondata da acqua ma solo chi sta dentro le prime mura lo sa bene. Ma anche il ventennio ci da dentro e inventa il quartiere stadio “tuto soto de acoa” intorno a Casale. La Dc fa di meglio invade Parco Querini con una colata lavica di cemento quello che oggi chiamiamo ospedale. Sull’Isola sotto la Ferrovia c’era il cotorossi, adesso svetta il razionalismo dell’abbandonato palazzo di giustizia che sembra nessuno voglia più come il teatro di viale Mazzini dopo anni di polemiche per farli, vendendo per il primo la centrale del latte che i vicentini sapevano essere fonte di quattrini. Ma non è mai finita con l’ingegneria idraulica, oggi si può fare quello che si vuole, tanto abbiamo gli ingegneri disastri manager, che allonanano per una ipotetica bomba tutta la popolazione della città di Vicenza e poi si dimenticano di dare l’allarme per tempo quando il pericolo è reale. Ecco che il giudice dice che i Veneiti son tutti indagati o da indagare ahahhaahah, mi pare giusto, lo diceva anche Fedele Lampertico, “indagate indagate pure” ma il male fatto non sta nel cuore dei Veneti Vicentini Veronesi vilipesi e oltraggiati nel LAX S VENE XK e nella loro identità.







Renato De Paoli

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