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martedì 3 agosto 2010

VICENZA CESA DEI SERVI . SANTA MARIA IN FORO SANGUE DI CRISTO

Vicenza. Niente esposizione della reliquia, almeno per il momento, con tutta probabilità neppure a settembre quando si festeggerà il bicentenario della Parrocchia dei Servi. C'era attesa, tanta, tra i devoti vicentini che si sono rallegrati a decine per l'eccezionale scoperta avvenuta una decina di giorni fa nella Chiesa dei Servi in Piazza Biade e rivelata dal nostro Giornale. Per la prima volta con una nota ufficiale la Curia, attraverso l'Ufficio per la Liturgia, interviene in merito al ritrovamento del reliquario contenente quello che per secoli è stato ritenuto essere il preziosissimo sangue di Cristo.


LA SCOPERTA. Un ritrovamento che ha creato grande interesse sia tra i fedeli in attesa dell'esposizione, che tra gli studiosi caratterizzato da molta cautela, ma tale da far partire in modo immediato uno studio sul versante storico-artistico da parte della Soprintendenza dei Beni Artistici e Storici del Veneto. Uno studio che, quando arriverà, sarà però solo un tassello in un percorso molto severo.

LE PREMESSE. La Chiesa vicentina ora interviene sul sito web della Diocesi: «Il ritrovamento presso la Chiesa dei Servi di una reliquia del genere, che era stata in passato (fino al 1938) oggetto di culto e devozione del popolo cristiano nella città di Vicenza e poi perduta, rappresenta un fatto certamente significativo per il legame che ha con la storia della comunità cristiana vicentina». Affermazioni pacate, aperte. Poco prima la nota aveva parlato della pratica di onorare le reliquie «non assimilabile ad una forma di superstizione, perché non è l'oggetto in se stesso al centro della devozione, ma la preghiera che ad esso si accompagna e la fede in Dio a cui la reliquia richiama». Dopo il Concilio Vaticano II in realtà la chiesa ha proceduto ad una verifica severa di molte reliquie per vagliarne l'autenticità storica e rendere più sicura la vera devozione, ma non ha cessato di mantenere verso questa forma di religiosità popolare grande attenzione. La nota ricorda che «è compito della catechesi svolgere questo servizio».

LA STORIA. L'Ufficio Liturgico fa anche un passaggio ricordando la presenza delle reliquie del sangue di Cristo presente in alcune chiese italiane ed europee e risalenti a tradizioni molto antiche, soffermandosi poi sul caso vicentino e sul legame di quella reliquia con la la storia della comunità cristiana locale.

LE VERIFICHE. Ma è sul finale che la nota viene al dunque: «Prima di ogni altra cosa è, tuttavia, necessario svolgere da parte della Diocesi una seria e approfondita verifica sia sul piano storico che teologico e pastorale per approfondire l'autenticità o meno della reliquia e di quanto contiene. Tale doverosa ricognizione dovrà essere sottoposta poi al vaglio della competente Congregazione del culto divino». La Soprintendenza ha in corso i suoi studi, dopodichè - da quanto si apprende - il Vescovo potrà optare per ulteriori approfondimenti. Quelli che faranno la differenza tra un pregevole pezzo di argenteria e una reliquia, con tanto di vaglio del Vaticano.

IL DIVIETO. «Nel frattempo - chiude - è opportuno che la reliquia resti riservata e non sia esposta alla vista e tanto meno al culto dei fedeli».



Roberta Bassan

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